
Ero in ginocchio di fronte a Euristeo, pronto a ricevere gli ordini per la prova successiva. Il re, però, rimase in silenzio, e lanciò una rapida occhiata verso la Pizia, che gli fece un lieve cenno con la testa, quasi impercettibile. Solo a quel punto mi disse:
“Alzati in piedi, ragazzo. Hai dato sufficiente prova del tuo valore. Può bastare”.
Confuso, mi girai verso la sacerdotessa in cerca di spiegazioni, ma lei rimase in silenzio, continuando a guardare in direzione del sovrano. Euristeo scese dal trono ed entrò in una delle porte laterali dell’androne, uscendone pochi istanti dopo con alcune ingombranti lastre di ciottoli tra le braccia. Con grande fatica raggiunse il mosaico, ancora incompleto, e le posò a terra. Non c’erano dubbi: si trattava delle quattro tessere mancanti, quelle che avrei dovuto procurarmi portando a termine le sue prove:
Se possibile, ero ancora più confuso di prima. “Cosa significa tutto questo?”, domandai, mentre Euristeo, facendo appello a quel poco di forza di cui disponeva, sollevava i frammenti e li collocava negli spazi vuoti, “perché eri già in possesso di queste quattro tessere?”.
L’ultimo tassello prese posto nel mosaico, completando il disegno. L’immagine ripercorreva le dodici imprese che, seguendo le orme di Eracle, avevo compiuto – o avrei dovuto compiere – ma, notai, erano disposte in modo particolare. Euristeo ammirò l’opera per qualche istante, poi si voltò verso di me con aria interrogativa, come se non avesse capito la mia domanda. “Perché ero già in possesso di queste quattro tessere?”, ripeté, grattandosi la fronte. Poi schioccò le dita, come se avesse appena avuto una rivelazione. “Non si tratta solo di queste! Le avevo già tutte sin dal principio!”.
Tirò la fune che pendeva a lato del disegno e le tende scarlatte – le stesse tende che, quando arrivai a palazzo, coprivano lo spazio vuoto in cui ora era incastonato il mosaico – scivolarono ulteriormente sulle pareti, scoprendo la superficie dei muri laterali. Rimasi senza parole. I dettagli delle dodici fatiche di Eracle si ripetevano in sequenza, identici in ogni aspetto, lungo il perimetro del vasto salone. Ogni mosaico iniziava esattamente dove finiva quello precedente, in una struttura ricorsiva interrotta soltanto dalle aperture delle porte.
“Ma, ma…”, balbettai, “Non capisco. Qual è il motivo di tutto questo?”.
La risposta, stavolta, non arrivò da Euristeo ma dalla Pizia. “Giovane amico”, disse, in tono gentile, “non l’hai ancora capito? Questa è la tua ultima prova, l’ultimo enigma che dovrai risolvere per concludere la sfida che gli Dei ti hanno sottoposto. Se troverai la risposta, il tuo percorso sarà terminato e potrai finalmente scoprire la verità sul tuo passato”.
La sacerdotessa si diresse verso il centro dell’androne. Sollevò un braccio e iniziò a girare lentamente su se stessa, seguendo con la mano il percorso del mosaico che si srotolava tutto intorno a noi. “Osserva attentamente queste immagini, e pensa alle fatiche hai dovuto affrontare. Hai chiesto quale fosse il motivo di tutto questo, ma, se vuoi superare la prova, sarai tu a dover rispondere a questa domanda. Quindi, ti chiedo: qual è il motivo?“.
La soluzione dei vari livelli è una parola scritta in italiano con la prima lettera maiuscola.
Se si tratta di un nome proprio, ad esempio un personaggio mitologico o un toponimo, andrà inserita la variante italiana di quel nome (ad esempio “Micene” e non “Mykēnai” e “Afrodite” e non “Aphrodítē”). In caso di dubbio, prendere sempre il nome scritto su Wikipedia.
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