Camminammo a lungo, illuminati soltanto dal bagliore emanato dal corpo della mia accompagnatrice. Più passava il tempo e più iniziavo a disperare che la misteriosa fanciulla volesse veramente aiutarmi, e iniziai anzi a pensare che si trattasse di un inganno. Ma non avevo scelta e continuai a seguirla. La mia preoccupazione si diradò insieme alla tenebra appena giungemmo sulla riva di un lago sotterraneo. Non si trattava di una pozza infernale, piena di acqua melmosa e pullulante di demoni, ma di uno specchio d’acqua cristallina, circondato da ciuffi di erba verde smeraldo e alberi da frutto. Ed era proprio sotto i rami frondosi di uno di essi che si trovava un uomo, completamente immerso nelle limpide acque a eccezione della testa. La superficie del laghetto era quasi trasparente e sotto di essa riuscivo a vederne distintamente il corpo scheletrico, risultato di un lungo periodo di digiuno. Anche il volto era scavato dalla fame e dalla sete ma, nonostante ciò, l’uomo se ne stava immobile sul bordo del lago e non faceva il benché minimo tentativo di abbeverarsi o afferrare uno dei succosi frutti che pendevano sopra di lui. Quella visione mi angosciò a tal punto che scattai in avanti per aiutarlo ma la mia accompagnatrice alzò un braccio e mi fermò.
“Quello che vedi è Tantalo, re della Lidia”, esclamò in tono solenne, “quando era ancora in vita ha commesso un terribile peccato ed è stato punito dagli Dei. È condannato a patire fame e sete per l’eternità, e se provasse a bere o ad afferrare uno dei pomi, l’acqua del lago si abbasserebbe all’istante e una folata di vento allontanerebbe i rami dalla sua presa. Non è tuo compito mettere fine al suo supplizio. Il tuo spirito è messo alla prova, non la pietà. La tua sfida, però, inizia qui: và dunque a parlarci, ma non aiutarlo per nessun motivo”.
La fanciulla abbassò il braccio e mi fece cenno di proseguire. E così quello era Tantalo, pensai, avvicinandomi a lui. Sapevo chi era e cosa aveva fatto, ma nonostante ciò continuavo a provare pietà per la sua triste sorte. Appena fui a pochi passi dalla cadaverica figura, l’antico re girò la testa stentatamente, come se quel semplice movimento gli costasse una fatica inaudita, dopodiché iniziò a parlare. La sua voce era bassa e flebile, quasi un sibilo.
“Dunque sei tu colui che deve affrontare la prova degli Dei. Ah, giovane ragazzo, non sai quanto ti invidio. A me non è stata data un’opportunità per mondare la mia colpa. Ma il mio peccato è troppo grande e merito questa punizione”.
Chinò il capo e singhiozzò ma, per quanto si sforzasse, nessuna lacrima gli uscì dagli occhi.
“Ah, i morsi della fame e della sete non sono niente in confronto alla mia vera condanna: non poter esprimere il mio pentimento col pianto!”. Poi alzò la testa e mi fissò dritto negli occhi, cercando di riacquisire un po’ di dignità. “Ma adesso basta, parlare non farà cessare le mie pene. Ascolta attentamente quello che sto per dirti. Soltanto se risponderai correttamente ti sarà concesso di proseguire”.
Tirò un lungo sospiro, simile all’ultimo rantolo di un uomo morente, poi declamò:
Condannato a un eterno supplizio
Per aver dilaniato mio figlio
Gli Dei hanno salvato le spoglie
Ma i piedi son persi per sempre
La soluzione dei vari livelli è una parola scritta in italiano con la prima lettera maiuscola.
Se si tratta di un nome proprio, ad esempio un personaggio mitologico o un toponimo, andrà inserita la variante italiana di quel nome (ad esempio “Micene” e non “Mykēnai” e “Afrodite” e non “Aphrodítē”). In caso di dubbio, prendere sempre il nome scritto su Wikipedia.
Anche se la soluzione è sempre scritta in italiano, in alcuni enigmi sarà necessario effettuare dei ragionamenti intermedi con i caratteri dell’alfabeto greco antico. In quei casi, puoi consultare il vocabolario a questo link per recuperare le traduzioni necessarie.
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